Rubrica glutenfree a cura delle foodblogger di
Spunti e Spuntini senza glutine
Qualche mese fa vi avevamo parlato dei falsi miti che circolano in materia di celiachia e alimentazione senza glutine. Oggi vogliamo riprendere l’argomento, ribadendo e approfondendo alcuni luoghi comuni piuttosto diffusi che, nonostante le ripetute smentite, si dimostrano duri a morire. Basta sbirciare le community online dedicate all’alimentazione o percorrere le corsie del supermercato per imbattersi in frasi come “sto seguendo una dieta dimagrante basata sull’esclusione del glutine” o “mi è stata diagnosticata la celiachia ma continuo a mangiare normalmente perché tanto sto bene” o, peggio ancora, “la celiachia non esiste, è soltanto una moda!”.
Bene, ancora una volta occorre fare un po’ di chiarezza su questi ed altri aspetti. Ecco una lista degli errori più comuni.
Falso. La celiachia è una malattia autoimmune, permanente e a base genetica, riconosciuta da organi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute. Non si tratta, peraltro, di una condizione esclusivamente fisica, ma di una patologia che può avere anche ricadute psichiche e sociali, come attestato da numerosi ed autorevoli studi scientifici. Ad essere diventata una moda è, semmai, la dieta senza glutine. Questo regime alimentare viene oggi scelto da molte persone che non ne avrebbero necessità, nella convinzione che essa abbia effetti dimagranti. Ma è davvero così?
Falso. Ad alimentare il mito sui benefici dimagranti della dieta gluten free è stata soprattutto la sua diffusione tra le star: Gwyneth Paltrow, Victoria Beckham, Rachel Weisz, Russell Crowe ed Elisabetta Canalis sono soltanto alcuni dei vip che hanno “sglutinato” l’alimentazione. Bisogna anche considerare che, dato il crescente numero di celiaci, intolleranti e allergici al frumento, il mercato dei prodotti senza glutine è divenuto un business sempre più redditizio. Solo negli Usa questo mercato è aumentato del 136% negli ultimi due anni (decisamente molto di più rispetto alle diagnosi di celiachia!) e un trend analogo si è registrato anche in Europa. Non è quindi fantasioso sospettare che alcune delle stesse aziende produttrici e farmaceutiche abbiano cavalcato questa tendenza e contribuito a consolidare l’equazione “gluten free = dimagrante” per aumentare il bacino di acquirenti. Anche una erronea comprensione del termine “dieta” è responsabile di questo processo: dieta non significa, come spesso si crede, “piano nutrizionale dimagrante” (quella è solo una forma particolare di dieta, quella appunto dimagrante!) ma “regime alimentare che intende perseguire uno specifico scopo terapeutico”, non necessariamente legato al controllo del peso corporeo.
Il presunto potere snellente della dieta senza glutine si basa sulla convinzione che questa proteina appesantisca l’organismo, causando cattiva digestione, dolore addominale, rallentamento del metabolismo e aumento ponderale. Eliminarlo assicurerebbe, così, una pancia piatta e una forma fisica invidiabile.
In realtà, non è il glutine a far gonfiare, ma i carboidrati e gli zuccheri contenuti in tanti cibi, con e senza glutine. Privarsi del glutine non assicura quindi un’alimentazione più leggera, soprattutto se per compensarne l’assenza si assumono prodotti industriali di bassa qualità, talvolta molto ricchi di zuccheri e grassi. I cibi senza glutine venduti in farmacia e nei supermercati non sono prodotti dimagranti e non nascono con questo scopo, infatti non pochi celiaci riscontrano un aumento di peso proprio con l’inizio della dieta. Fare di testa propria e seguire un regime alimentare specifico senza un accurato controllo medico espone a diversi rischi e svantaggi, tra i quali proprio l’aumento di peso.
L’assunzione di glutine in soggetti non celiaci innesca la celiachia.
Falso. È convinzione diffusa che il glutine sia dannoso per l’organismo e soprattutto per i bambini, in quanto li esporrebbe al rischio di sviluppare la celiachia. Ad oggi non esistono prove e dati definitivi che possano confermare questa ipotesi. Anzi, sottrarre il glutine in via “preventiva” può rivelarsi controproducente, perché rende difficoltosa l’eventuale diagnosi di celiachia, che va effettuata mentre il soggetto segue una normale dieta con glutine.
Esistono diversi “gradi” di celiachia.
Falso. Non ha senso, in riferimento alla celiachia, dire che possa essere più o meno “grave”. I celiaci, da questo punto di vista, sono tutti uguali. Esistono, certamente, pazienti che ingerendo il glutine sviluppano sintomi conclamati e fastidiosi, e soggetti in cui la malattia è invece silente, ma ciò che non vuol dire che i primi siano “più celiaci” dei secondi. In entrambi i casi l’imperativo medico è il medesimo: non si devono commettere infrazioni alla dieta senza glutine.
L’unica gradazione possibile, e di fatto esistente, è la “classificazione Marsh”, che misura il danno causato dal glutine ai villi intestinali. Ma, lo ripetiamo, il danno subìto dalla morfologia intestinale è un sintomo della malattia, non la malattia stessa, per la quale non esistono gradazioni.
La celiachia si trasmette sempre dai genitori ai figli.
Falso. I familiari di primo grado (figli, genitori e fratelli o sorelle) dei pazienti celiaci presentano un rischio maggiore, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare la malattia celiaca, ma non è detto che nascano già celiaci o che, in generale, sviluppino la malattia nel corso della della propria vita. Oltre alla componente genetica, infatti, hanno un ruolo fondamentale anche altri fattori scatenanti di origine fisica, ambientale o psicologica, per cui la semplice predisposizione genetica non necessariamente sfocia nella celiachia.
I cibi senza glutine sono tristi e insapore.
Falsissimo! Chi lo sostiene, probabilmente non ha assaggiato un prodotto senza glutine da quindici anni a questa parte. L’industria alimentare del gluten free ha fatto e continua a fare passi da gigante, permettendo a tutti di preparare in casa degli ottimi cibi e di trovare al supermercato delle alternative golosissime. Oggi una torta, una crostata o uno sformato preparato con farine senza glutine risulta praticamente indistinguibile da un impasto classico, e di certo non meno gustoso. Tutto sta all’esperienza e alla maestria di chi cucina, a prescindere dall’uso di basi con glutine o senza. Anche chi non vuole cimentarsi con amidi e farine può disporre di prodotti appetibili, profumati e invitanti. Del resto, se il cibo senza glutine avesse un sapore cattivo, non si spiegherebbe perché sia diventato tanto di moda!