Quest’oggi, volevo parlarvi del rapporto non sempre semplice nella gestione della celiachia con i nonni. Come sappiamo, questa patologia è piuttosto recente per diagnosi e dieta, quindi molto spesso ci si può trovare in difficoltà quando vengono a contatto generazioni diverse.
Difficile generalizzare, in quanto le persone possono reagire in modo molto diverso, però solitamente sono tutte accumunate da un senso di “bene primordiale” verso il nipotino che li può portare anche a reazioni estreme.
C’è il nonno “negazionista” che rifiuta la patologia in quanto non crede che un semplice piatto di pasta possa creare danno al bambino. Ragiona, partendo dal concetto: “ai nostri tempi…” oppure è portato a dire: cosa vuoi che sia, cosa succederà mai… o ancora, è tutta colpa della medicina il bambino non ha nulla; bene; questa tipologia di nonno è piuttosto pericolosa e tende a dare per scontato azioni e attività che possono nuocere i nostri bambini soprattutto in età precoce.
In questi casi è opportuno fare un discorso chiaro senza preconcetti e ribadire al nonno che se veramente vuole bene al proprio nipote deve attenersi a certe regole, anche se non ci crede fino in fondo. Fare leva sul sentimento comunque, tende a dare ragionevolezza alle persone.
Altra categoria di nonno è quello “terrorista”, nel senso che è talmente terrorizzato dallo stato del nipote da buttare ogni forma di glutine dalla propria casa. Il nonno iper-premuroso rischia, a sua volta, di creare uno stato di ansia in casa e soprattutto alla persona a lui più cara. Il nipotino rischia di essere terrorizzato dal nonno, che per paura, che possa venire in contatto con cibi inadatti tende e trasmettere tutta l’ansia che ha dentro, rendendo il bambino incapace di gestire il suo rapporto con tutti i cibi, se c’è una cosa giusta da fare è educare i nipoti alla conoscenza di ciò che si può e ciò che non si può mangiare, in modo da renderli semplicemente consapevoli.
Tra queste due casistiche di nonni agli antipodi, possiamo avere situazioni spesso conflittuali e di difficile gestione, io consiglio di far prevalere la ragionevolezza e di non perdere mai di vista la salute dei nostri figli, cercando di preservare anche il nostro bisogno di aiuto che i nonni ci soddisfano. In casa nostra, i nonni sono stati fondamentali e lo sono tutt’ora, nonostante si siano vissute situazioni in cui erano presenti le casistiche che ho descritto.
Nella mia esperienza anche di volontaria A.I.C. sono venuta a contatto anche con la tipologia di nonna “azdora” che preferisco e da cui ho tratto spesso ispirazione. Si tratta di quella tipologia di nonna che non si lascia mai per vinta e reagisce con la creatività e l’amore unico del rapporto tra nonno e nipote. Fortunatamente ho avuto l’occasione di conoscere nonne che tanti anni fa, quando la celiachia era ancora una perfetta sconosciuta, organizzarsi per andare a Bologna per procurarsi la farina e trascorrere le domeniche a fare delle prove per sperimentare le migliori soluzioni in grado di soddisfare i gusti del loro nipotino.
La nonna “azdora” oggi è colei che tramanda saperi e tradizioni che altrimenti andrebbero perdute, è il punto di partenza per sconfiggere i preconcetti che gluten free vuole essere anche gusto free. I pranzi a base di paste fatte in casa, piadina romagnola o dolci meravigliosi, sono il miglior esempio che i nonni possono dare ai nostri nipoti ma soprattutto a noi genitori.
Vedere negli occhi di mia madre, di mia suocera, o in quelli delle nonne dell’A.I.C. la lucentezza di aver preparato qualcosa di gustoso al proprio nipotino sono uno stimolo ulteriore a prendere la vita con caparbietà e coraggio.
Il rapporto che lega le generazioni è in primis un’educazione che il bambino acquisisce e che farà propria anche senza spiegazioni e per noi è diventata una vera e propria risorsa di valori, mai scontata.